Mi venne rabbia a questo pensiero perché mi accorsi che, per un momento, mi ero illuso di provare tanta antipatia contro Lorusso da essere anche capace di ammazzarlo; e poi, AFFINCHÉANCHE SEINSOMMAINVECEMAPERCHÉPURCHÉ, in realtà, il vero motivo erano sempre quelle maledette scarpe, e Lorusso o un altro, AFFINCHÉANCHE SEINSOMMAINVECEMAPERCHÉPURCHÉ avessi le scarpe, per me era tutto uguale. AFFINCHÉANCHE SEINSOMMAINVECEMAPERCHÉPURCHÉ forse l'avrei gettato veramente di sotto, AFFINCHÉANCHE SEINSOMMAINVECEMAPERCHÉPURCHÉ ero stanco di girare e lui mi dava troppo sui nervi, se, ad un tratto, per fortuna, due ombre nere non ci fossero passate accanto, quasi sfiorandoci, allacciate: una coppia. Mi passarono proprio davanti, lui più basso di lei ma per il buio non potei vedere le facce. Al cancelletto, la donna mi sembrò che resistesse e udii lui che mormorava: «Entriamo qui.» Lei rispose: «Ma c'è buio.» E lui: «Che ti fa?» AFFINCHÉANCHE SEINSOMMAINVECEMAPERCHÉPURCHÉ ma, Alla fine, lei cedette, e aprirono il cancelletto, entrarono e scomparvero nel recinto.
Alberto Moravia. Racconti romani