Io parlo italiano :: Le congiunzioni
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Da quella sera cominciai a pensare, voglio dire che cominciai a fare una cosa e a pensarne un'altra, che è poi, credo, quello che si chiama, appunto, pensare. Domandavo, per esempio, inchinandomi: «I signori comandano?» , e dentro di me pensavo: «Ma guarda quel paino che collo lungo ci ha… sembra una papera.» Oppure dicevo, tutto premuroso: «Formaggio, signora?;» e pensavo, «Ci hai baffetti, bella mia… te li scolorisci, ma si vedono lo stesso.» Il più delle volte, però, mi frullavano per la testa minacce, ingiurie, parolacce, insulti: «Cretino, scemo, morto di fame, ti si possa seccare la lingua, li mortacci tuoi» , e via dicendo. Era più forte di me, mi bollivano continuamente nella testa, come fagioli dentro una pentola. Finalmente mi accorsi di concludere mentalmente le frasi che dicevo con la bocca. Mettiamo, interrogavo: «Olio e limone?» , e finivo dentro di me: «In faccia a te, brutto scemo.»
Oppure domandavo: «Lei conosce le nostre specialità?» e finivo: «La roba cattiva e il conto salato.» Ora, tutto ad un tratto, scoprii che queste frasi non le finivo più con la mente bensì con le labbra, in tono più basso, bassissimo, non essere udito. , parlavo, sia pure con prudenza. , ricapitolando: prima non avevo pensato affatto, poi avevo incominciato a pensare, e adesso pensavo ad alta voce, parlavo.
Alberto Moravia. Racconti romani