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Pakistan. Da che parte sta?
Osama non si faceva praticamente più vedere e minacciava il mondo quasi solo attraverso messaggi audio. Gli ultimi: lo scorso 21 gennaio (contro i francesi) e il 1º ottobre 2010 (consigli agli agricoltori del Sudan). Era il capo di Al Qaeda? Chi lo sa. È certo che la sua uccisione ha un valore simbolico enorme, come mostra l’immediata reazione dei siti islamici. Al Arabiya ha intervistato un esponente di Al Qaeda secondo il quale la morte di Osama “è una catastrofe”. Obama ha detto subito che l’America non è in guerra con l’Islam e, a sostegno di questo messaggio, è arrivata, tra le prime, la reazione piena di giubilo dei musulmani americani del Cairo. E è concreta la preoccupazione che le cellule qaediste vogliano in qualche modo rifarsi di questa sconfitta. Le ambasciate Usa nel mondo sono in stato di allerta. Il governo pakistano ha smentito di aver preso parte all’operazione e gli americani affermano di aver agito senza avvertire Islamabad. Il ruolo del Pakistan è tutto da chiarire, questa città di Abbottabad risulta un centro militare, vi risiedono tre divisione dell’esercito pakistano, vi sono decine di caserme e migliaia di soldati. Formalmente il Pakistan è un alleato degli Stati Uniti, che versa a quel Paese molti miliardi di dollari l’anno. Come ha potuto ospitare Osama in un fortilizio come quello? Il ministro degli Interni indiano, Chidambaram, ha subito accusato il Palistan di essere un rifugio di terroristi.