Io parlo italiano :: Il passato remoto dei verbi irregolari
Completa il testo con i verbi al passato remoto
Mio zio Pericle un po’ alla volta
(portarsi) tutti quelli che
(volere) venire, si sarebbe incollato anche il campanile di Codigoro per non lasciarlo più là sopra: «Ch’ai vaga tuta in malora, l’Altitalia e i Zorzi Vila». Si figuri quindi se non si sarebbe portato anche i cugini, i figli del fratello di suo padre. Ma forse è proprio per questo che non hanno voluto venire: «Meglio poveri ma liberi qui, che tutta la vita laggiù in grazia del Pericle».
In ogni caso
(essere) i cugini Peruzzi – coi loro carri e con quelli presi in prestito – a portarci di notte, armi e bagagli, verso Rovigo. E qualcuno di loro
(rimanere) fino a sera a farci compagnia e a salutarci con il fazzoletto in mano all’imbrunire dal piazzale, insieme ai militi, quando il treno tra i primi goccioloni di pioggia
(cominciare) a partire.
Dopo i primi «Ciùf-ciùf», appena fuori dalla stazione, già pioveva a dirotto e la folla dei morosi – schierata sui montarozzi lungo la ferrovia – continuava anche lei imperterrita sotto il diluvio e la notte incombente a sventolare fazzoletti. Solo qualcuno
(smettere) e ci
(coprirsi) la testa, ma appena
(farsi) zuppo ed inservibile
(riprendere) a sventolarlo verso le mie zie, che oramai si allontanavano, tutte fuori dal finestrino a sbracciarsi pure loro con il fazzoletto in mano. Poi le zie
(ricadere) sui sedili a piangere – sia le donne nubili ancora da sposare, sia quelle sposate, sia, soprattutto, quelle non sposate ma già con qualche figlio spurio a fianco – e qualcuna
(intonare) il canto.
Antonio Penacchi. Canale Mussolini